Un pogrom
La storia della Russia prerivoluzionaria è un mixer di residui di
servi della gleba, lotta di classe e ammodernamento delle strutture
palindustriali e delle sovrastrutture culturali e politiche.
Nel Paese, le relazioni del mercato si intrecciavano e sovrapponevano
con il mondo del latifondismo. La vita politica e dell’alta
amministrazione era monopolio della nobiltà e dei grandi proprietari
terrieri.
Le contraddizioni che prepararono gli eventi rivoluzionari del
febbraio 1905 non furono soppresse ma rimasero latenti e inconciliabili
con qualsiasi successivo tentativo di restaurazione o riforma. La
polarizzazione della lotta tra la “classe dominante” e lo sconfinato
proletariato urbanizzato ha causato l’esponenziale aumento nella seconda
metà del 1910 di sommosse e conati rivoluzionari in Russia: una
possente onda di manifestazioni, raduni, scioperi, assassini hanno
dilaniato il Paese in sincronia con la ripresa del lavoro nelle miniere
d’oro presso il fiume Lena nell’aprile del’12. Si calcola che la
protesta ha coinvolto circa 300 mila persona; al 1 maggio si è raggiunto
un numero di 400 mila. Si stima che nel 1912, ha scioperato più di 1
milione di persone. Nel 1913 il movimento degli scioperanti ha raggiunto
un numero di circa 1.800.000.
La prima guerra mondiale è stata la miccia che ha fatto deflagrare il
sistema economico e giuridico della Russia. E come si vide, subito dopo,
senza apparente possibilità di ritorno. Cosi fu almeno, fino a quando
Eltsin non dimostrò a tutto il mondo che lo zar è tornato e con lui
tutti i gran duchi e boyari e boyarine che il popolo tutto amabilmente
ribattezzò oligarchi.
Ma questo è un’altra storia, appartiene alla storia dell’ironia, storia
che io mi lusingo di trattare a parte dalle origini a giorni nostri. Ma
torniamo, per la gioia degli statistici e dei sociologi all’anno 0.
Nel 1917, ormai non fu più possibile nascondere urbi et orbi o meglio
alle masse la caduta a picco delle riserve dei combustibili, delle
materie prime con conseguente paralisi dell’esercito e dei trasporti
(tranne la corsa del vagone piombato dalla Svizzera dell’uomo della
Lena).
Fu infine l’armistizio.
Questa è la vulgata Marxista.
I. SORGENTE DELLA RIVOLUZIONE
Per capire meglio, vi prego di seguirmi – vi porterò con mano – a ritroso nel tempo: si racconta che Luigi XVI, svegliato dalle grida del terzo stato sotto le sue finestre domandò al suo cameriere se si trattasse di una sommossa e che questi per tutta risposta: “No, Sire! È una rivoluzione”. Che cosa ne dite? A oggi ne sappiamo di più del cameriere di Luigi XVI? La sommossa e la rivoluzione: questo è il problema.
SORGENTE DELLA RIVOLUZIONE
Per capirci meglio, vi prego di seguirmi – vi condurrò con mano – a
ritroso nel tempo: si racconta che Luigi XVI, svegliato dalle grida del
terzo stato sotto le sue finestre domandò al suo cameriere se si
trattasse di una sommossa e che questi, per tutta risposta: “No, Sire! È
una rivoluzione”.
Che cosa ne dite? A oggi ne sappiamo
di più del cameriere di Luigi XVI?
La sommossa e la rivoluzione: questo è il problema.
«Для нас нет более царя!»: «Per noi non cè più zar”
Siete di quelli che avete il culto delle date? E allora: lo zar non è
morto ad Ekaterinburg ma 12 anni prima sommerso dal sangue della
domenica del 22 gennaio 1905 (9 gennaio per il calendario Giuliano) e
certificato dal grido di Gapon “Lo zar non cè più per noi!”
La storia, allora, sembrò fatta dalle masse: non più zar, non più grandi
uomini ma lavorio costante di uomini anonimi ed uguali, ecco la molla
apparente della storia dei Sovieti.
E questo fino alla caduta del muro del Berlino.
Fate voi il conto.
Continua.
http://www.bibliotekar.ru/sovetskaya-rossiya/
con interpretazione
Anastasio Luigi
Khoroheva Stella