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L’Italiano

Michaìl Svetlov

Sul petto italiano una croce nera,
Semplice, senza rabeschi giaceva,
Da una famiglia povera conservata,
Dal figlio unico era portata…

Giovane che a Napoli sei cresciuto,
In un campo russo cos’hai perduto?
Ma non potevi felice restare
Nel golfo del tuo celebre mare?

Io che ti ho ucciso dall’Italia lontano,
Quante volte ho sognato il vulcano!
Come ho sognato sulle rive del Volga
Almeno una volta un giro in gondola!

Ma io non sono venuto a luglio
A rubarti l’estate – pistola in pugno,
Non ho lanciato le mie granate
Sulla santa terra dell’Urbinate!

Ho sparato dove ho le mie radici
E sono fiero di me e degli amici,
Dove le storie della nostra gente
In un’altra lingua nessuno sente.

I segreti e i meandri del caro Don
Forse uno straniero ha mai studiato?
La nostra terra – la Russia, la Rus’ –
Hai forse arato e seminato?

No! Sei giunto qui con un convoglio
Per colonizzare con cieco orgoglio,
Perché la croce della tua famiglia
Finisse in una fossa di argilla…

Non lascerò che oltre mari stranieri
Sia portata la mia patria venusta!
Io sparo – e un’altra giustizia non sarà
Mai della mia pallottola più giusta!

Tu non sei mai stato né vissuto qui!..
Ma si è disteso sui campi innevati
Il cielo azzurro della tua Italia,
Ora vitreo nei tuoi occhi sbarrati…

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